“Un mese fa abbiamo iniziato il Cammino.
A Saint Jean-pied-de-Port, nei Pirenei francesi. Oppure, un secolo fa, in un posto che sembra appartenere ad un altro mondo. Se guardo la mappa mi vien da chiedermi come abbiamo fatto a fare tutta questa strada, io e un bambino di otto anni. Mah. E chissà come ci sentiremo a Santiago. Continuo a pensarci, in questi giorni, forse perché la meta si avvicina: se da un lato vorresti correre e arrivare già domani, dall’altro non vorresti che finisse mai, vorresti prolungare ogni giorno all’infinito e rimanere sempre sul Cammino. Poi, d’improvviso, mi sembra che sciogliere quest’ambivalenza di desideri sia facile, facilissimo. Spiegarlo, molto meno. Ieri, davanti alla Milagrosa, quell’attimo perfetto in cui il tempo si è fermato sembrava racchiudere in sé tutti i chilometri fatti e quelli ancora da fare: noi eravamo lì, avevamo dentro di noi – e addosso – sia la strada percorsa che il desiderio di arrivare. L’unica soluzione per restare nel Cammino è portare il Cammino con sé.”
da Unmilioneottocentomila passi. Io, il mio bambino e il Cammino di Santiago, di E. Orlandi, Edizioni Paoline, Milano, 2012
(Fotografia e testo di Elisabetta Orlandi – Tutti i diritti riservati)