“Che strano, il Cammino: in un altro contesto ci si scambierebbe un “buongiorno” di circostanza, un sorriso rapido o poco più. E non ci si siederebbe a chiacchierare. In fondo, mica ci si conosce. E invece il saluto è spontaneo, il sorriso è indispensabile complemento delle parole, la connessione muta e immediata, come quando si cammina in montagna. Anzi: dopo neppure una settimana di Cammino, intuisco che l’affratellamento non nasce solo dalla fatica del salire verso la vetta. Dev’essere soprattutto legato alla discesa – graduale, o repentina e dolorosa – verso la propria profondità di essere umano, spogliato di tutti gli orpelli e uguale ad ogni altro nell’essenza.”
(Fotografia e testo di Elisabetta Orlandi – Tutti i diritti riservati)
da Unmilioneottocentomila passi. Io, il mio bambino e il Cammino di Santiago, E. Orlandi, Edizioni Paoline, Milano, 2012