“La nebbia ci regala un po’ di tregua dalla pioggia. Attraversiamo un altro paesino popolato da greggi di pecore, con una bella fontana lunga e stretta, di pietra. Poi, inizia una salita che mi fa dubitare della mia capacità di giudizio: come ho potuto pensare di proporre ad un nanetto di otto anni una passeggiata di mille chilometri? Non saranno mica tutte così le tappe, vero? Non so a chi lo chiedo, la “me stessa” cui ero abituata dev’essere rimasta da qualche parte tra l’aeroporto e il versante francese dei Pirenei, e questa di adesso appena la conosco: si sente fortissima, e ride contenta guardando la salita. Dice: “Dai, Johann! Ce la faremo!” O è pazza, o si è stufata di avere paura, di pre-occuparsi.
E anche questo bambino, non lo conoscevo: sapevo che era molto coraggioso, già solo per aver deciso di venire al mondo. Si è fidato di me fin dal principio, microscopica creatura nascosta nel mio ventre, e si fida adesso, gli basta che gli dia un bacino, che stringa la sua mano e via, affronta tutta la salita con passo gagliardo! Incredibile. Ma l’incredibile accade.”
da Unmilioneottocentomila passi. Io, il mio bambino e il Cammino di Santiago, E. Orlandi, Edizioni Paoline, 2012
(fotografia e testo di Elisabetta Orlandi – Tutti i diritti riservati)